Prenotare dei posti al ristorante e poi non presentarsi è una pratica sempre più diffusa. Oltre a essere sinonimo di maleducazione, il mancato arrivo (spesso senza nemmeno un preavviso) denota un’assenza di rispetto per chi, attraverso il suo lavoro, ci sta fornendo un servizio. I no show, questo il nome con cui vengono definite queste prenotazioni fantasma, negli ultimi anni sono diventati un problema significativo per la ristorazione. Soprattutto per quelle attività, non facilmente raggiungibili, che hanno dovuto dire no a dei clienti per poi ritrovarsi dei tavoli vuoti, magari anche in orari di punta.
Abbiamo chiesto ai trattori delle Premiate Trattorie Italiane quali misure adottano per contenere il più possibile i disagi arrecati dal no show. Paolo Reina dell’Antica Trattoria del Gallo di Gaggiano non ha dubbi sul fatto che il no show sia ormai una moda collegata all’idea di ristorante come bene comune, usufruibile da tutti. “Oltre a essere un danno economico rilevante che, in alcuni casi, può incidere anche sul 20-30% del fatturato totale – spiega il trattore – lascia dei vuoti che potrebbero essere occupati da clienti fedeli che mai si permetterebbero di non presentarsi senza avvisare”. Come hanno risolto all’Antica Trattoria del Gallo? “Facciamo una chiamata di conferma qualche ora prima dell’arrivo, ma spesso non è nemmeno sufficiente. Abbiamo provato a utilizzare un servizio online per la prenotazione, con penale per la mancata presentazione, ma per la nostra realtà non è stato efficace. Credo che la soluzione definitiva sia una legge nazionale che permetta di richiedere il numero della carta di credito in modo da applicare una penale dichiarata per chi non si presenta. Ogni tentativo di farsi giustizia da solo o trovare un cavillo legale non funziona. Deve essere uguale per legge per tutti. Non credo ci siano altre soluzioni perché altrimenti varrà sempre il – se tu mi applichi la penale, vado da chi non me la applica”.
Mauro Rastelli della trattoria Il Capanno di Spoleto per tutelarsi, di fronte a prenotazioni di un numero di persone superiore a tre, chiede un acconto.
Giovanni Milana della trattoria Sora Maria e Arcangelo di Olevano Romano, come misura preventiva, richiama il cliente il giorno prima e il giorno stesso dell’arrivo, il suo locale è piccolo e ci devi andare apposta, non può rischiare di ritrovarsi dei tavoli vuoti.
Sergio Circella della Brinca di Ne ha adottato una soluzione che gli ha permesso di ridurre drasticamente il problema del no show: la prenotazione per iscritto, in cui al cliente vengono richiesti tutti i dati che poi sono trasmessi al personale via whatsapp. “Anche se è più laboriosa, abbiamo scelto la forma scritta perché ci tutela di più. Abbiamo evitato le piattaforme che sono troppo lunghe a favore di un servizio più immediato su whatsapp”, ci racconta Sergio che, ci tiene a precisare: “spesso la gente prenota con anticipo e si dimentica, ma per un locale come il nostro, lontano dal centro, è un danno. Per quanto la legge lo permetta, trovo antipatico il prelievo forzato dalla carta di credito. Preferisco un metodo più soft che possa insegnare che il no show è un atto lesivo della dignità e del lavoro del trattore, del personale e della categoria tutta. Occorre sensibilizzare di più la gente al rispetto verso la ristorazione”.
In attesa che vengano presi provvedimenti unitari che tutelino l’intera categoria, ribadiamo che, se si prenota e non si può andare al ristorante, occorre sempre disdire per evitare che vengano sprecati posti, materie prime e per non offendere la dignità dei lavoratori.